Ivano Fossati si racconta
Era il 1986 quando Ivano Fossati presenta al pubblico 700 giorni, un album ricco di contaminazioni musicali e impreziosito da stili e impulsi musicali differenti.
Nel disco ci sono due canzoni. Gli amanti d’Irlanda e Giramore: due dediche alla musica popolare irlandese, alle sue ballate e ai suoi strumenti.
Da allora, spesso nelle canzoni di Ivano Fossati si ritrovano richiami a questi ritmi e a queste sonorità. Dopo di lui molti altri musicisti italiani hanno usato le modalità dell’irish music, fra i tanti Modena City Ramblers e a Massimo Bubola. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per capire il suo rapporto con l’Isola di Smeraldo.
Intervista a Ivano Fossati
Domanda di rito: quanto e cosa le piace della musica irlandese?
Amo moltissimo la musica folk targata Irlanda. Sono un ammiratore degli artisti irlandesi. Troppo semplice sarebbe parlare degli U2. Il mio interesse per questi ritmi nasce ben prima: per molti anni ho ascoltato i Clannad e molti altri; ne sono sempre rimasto affascinato pur senza entrarci dentro completamente. Ho cercato di conoscerla perché è una linea musicale molto particolare e soprattutto molto intensa: pensiamo ai Them con Van Morrison, è praticamente impossibile sfuggire a una musica tanto intensa.
Dice di non essere riuscito ad entrare completamente dentro alla musica folk irlandese, eppure, in alcune sue canzoni, pensiamo a Gli amanti d’Irlanda, ma anche a Giramore, sembra che sia riuscito non solo ad entrarci, ma a fare questi ritmi e queste sonorità completamente sue, tanto da saperle restituire al pubblico con estrema padronanza…
Gli amanti d’Irlanda è un gioco, è una ricostruzione, anzi, una teatralizzazione fatta utilizzando dei piccoli schemi di musica irlandese presa a prestito. Di fatto non sono un esperto, però mi piace, rispetto questa cultura e subisco il grande fascino dei musicisti capaci ed esperti che la fanno. E come me sono molti i musicisti e i cantanti italiani che amano questi ritmi e sonorità. La mia amica Fiorella Mannoia, per esempio, che ha cantato una canzone proprio su “Il cielo d’Irlanda”, conosce bene questa terra e la sua musica e adora l’una e l’altra.
La sua musica non ha mai chiuso gli occhi di fronte alla realtà del mondo. I mesi appena passati sono stati per l’Irlanda del Nord fondamentali per il rispristino di una democrazia autonoma e di una gestione condivisa dello Stato tra le varie forze politiche. Prima gli accordi di Saint Andrew, poi le elezioni, infine la costituzione di un Governo al quale siedono cattolici e protestanti, repubblicani e unionisti…
Non posso che apprezzare gli sforzi compiuti e i risultati ottenuti. Ma vorrei riflettere su un fatto: della questione nord-irlandese qui in Italia è arrivato molto poco, in questi mesi, ma anche in periodi più violenti. Quando ho visto l’ultimo bellissimo film di Ken Loach, Il vento che accarezza l’erba, non ho potuto evitare di riflettere sul fatto che la maggior parte di noi della questione nordirlandese non sa quasi nulla.
Come mai da noi non è arrivato oggi come in passato quasi nulla della sofferenza di questa gente che lottava per difendere la propria identità? Perché i mass-media non sono interessate a queste storie reali? Il Nord e le sue vicende, da quaggiù sembrano poco interessanti, forse. Viviamo nella certezza di sapere tutto… E invece…
E invece non è così. Quello che capita con l’Irlanda del Nord capita anche con altre nazioni. Ci sono delle parti del mondo, per giunta a volte molto vicine a noi, di cui sappiamo molto poco. Senza saperlo ignoriamo il dolore e le ingiustizie subite proprio in questo momento da alcune popolazioni. La storia del Nord Irlanda è di una ferocia inaudita, enorme il dolore del suo popolo, eppure è un dolore che a noi quasi non arriva. Il dolore inascoltato di un popolo: questa è un’immagine che mi colpisce e ferisce.
Intervista di Elisa Cerasoli.
Le foto di Ivano Fossati sono si proprietà di C.Pistelli e C.Fossati