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Joe Cahill: «Una vita in libertà»

Una vita in libertà

Chi era Joe, un rivoluzionario o un terrorista, un idealista o uno spietato calcolatore
Brendan Anderson: “Joe Cahill – Una vita in libertà” (Bompiani, pp. 206).

L’ultima intervista di Joe Cahill, uno degli esponenti piu’ importanti dell’Irish Republican Army rilasciata al giornalista Brandan Anderson, poco prima di morire, nel 2004 a 84 anni.

Ne e’ uscito un ritratto privo di abbellimenti, diretto, quasi violento nel presentare la presa di coscienza di Cahill, la necessita’ per lui di difendere i propri ideali con le armi, di venire a patti con personaggi discutibili, di contrabbandare armi, pur di realizzare il suo sogno: vedere di nuovo unito il suo Paese, secondo un personale e distorto senso di repubblicanesimo.

 

Una vita in libertà

Cahill, che parla con estrema franchezza delle cose “che ha deciso in tutta liberta’ di affrontare”, scrive Anderson, parte dalla sua infanzia a Belfast negli anni di un “crudo settarismo”; rievoca la sua entrata nell’Ira a 16 anni, con l’addestramento alle armi, i soldi risparmiati sul lavoro di esattore per contribuire alla causa, fino al sempre maggiore coinvolgimento, che nel 1942 lo porto’, dopo un’azione finita tragicamente, in prigione, condannato a morte. Una sentenza trasformata poi in carcere a vita, ridotto a una condanna di 7 anni. Cahill, una volta scarcerato, rende la tattica dell’Ira piu’ aggressiva: impara a guadagnare consensi attraverso i media, utilizza gli attentati, le bombe (sono gli anni dell’uccisione del membro della famiglia reale MOuntbatten) come cassa di risonanza; chiede finanziamenti negli Usa, contrabbanda armi con Gheddafi.

Capisce prontamente tuttavia il momento in cui bisogna cedere le armi e lasciare la parola ai trattati. Nel 1998 partecipa in prima persona con il Sinn Fein di Gerry Adams ai negoziati con il governo inglese. Ne esce il Good Friday Agreement del quale allora aveva detto: “Non e’ perfetto, ha difetti, ma e’ una base per progredire. Potrebbe e dovrebbe essere un primo passo verso una repubblica di 32 contee. Per me e’ la nuova linea strategica”. Il suo impegno per la pace lo porta nel 2000 anche all’incontro con Bill Clinton.

Un uomo complesso e sorprendente, questo Cahill, che chiude la sua conversazione con Anderson ritornando agli ideali della sua adolescenza: “Quasi tutti credono, e anche io sono tra questi, che i cambiamenti che hanno avuto luogo ci consentiranno di agire politicamente (…)- afferma-. Il nostro obiettivo e’ un’Irlanda unita e la strategia che oggi stiamo attuando mira a raggiungere per via pacifica l’unita’ dell’Irlanda”.

 

Chi è Joe Cahill

Tutte le ‘estates’ nazionaliste, i quartieri–ghetto di Short Strand, del ‘Murph e di Lower Falls, hanno issato le bandiere a mezz’asta; l’Irlanda del Nord repubblicana e cattolica e’ in lutto: e’ morto Joe Cahill.

Il veterano repubblicano si e’ spento nella notte tra venerdi’ e sabato, ad ottantaquattro  anni compiuti. Ottantaquattro anni trascorsi in parte combattendo per l’indipendenza del suo paese, ed in parte nelle prigioni Inglesi.

La sua vita puo’ essere tranquillamente paragonata alla sceneggiatura di un film, oppure ad un romanzo: Cahill e’ nato nell’enclave cattolica di Whiterock Road, West Belfast, nel 1920 ed e’ stato una delle figure chiave della storia del movimento repubblicano, sia dal punto di vista militare che politico.

Gia’ noto alle autorita’ di Sua Maesta’ dalla fine degli anni ’30, nel 1942 fu condannato a morte, insieme ad altri cinque militanti, per l’omicidio di un poliziotto, Patrick Murphy; la sua pena fu commuttata in ergastolo, pare per diretto intervento del Vaticano.

Comunque, quando nel 1951 fu rilasciato, riprese immediatamente la militanza armata nell’IRA,  partecipando a quella sanguinosa campagna sul suolo inglese definita col nome di ‘Border Campaign’, fino a diventarne dapprima Comandante della Brigata di Belfast, ed in seguito, nei primi anni ’70, Chieff of Staff dell’intero Esercito Repubblicano Irlandese.

Fu lui nel 1973 ad innalzare il livello dello scontro armato contro lo stato Britannico, volando a Tripoli, in Libia, per incontrare il Colonnello Gheddafi e per allacciare quel continuo rapporto di scambio e compravendita, che tante armi ed esplosivi, sempre piu’letali, ha porttato nelle mani dell’IRA.

Lo stesso Cahill, l’anno successivo, fu arrestato di nuovo per essere stato intercettato su una nave, proveniente dalla Libia, destinazione Irlanda, con un carico di mitragliatrici ed armi di vario genere; conclusione: altri tre anni di reclusione.

“Cahill ha trascorso la sua intera esistenza in lotta. E’ stato il leader della  Causa Repubblicana, ma ne e’ stato anche  l’ umile servitore”.

Queste sono state la parole di tributo pronunciate da Gerry Adams, presidente del Sinn Fein, braccio politico dell’IRA,  nei confronti dell’uomo che lui ha piu’ volte definito come il ‘padre’ di un’intera generazione di repubblicani.

Cahill e’ stato anche uno dei piu’ accaniti sostenitori del ‘cessate il fuoco’  dichiarato nel 1994 dall’Army Council dell’IRA; e proprio per questo motivo, trascorse parecchio tampo negli Stati Uniti per cercare il supporto degli Irlandesi d’America, prolifici finanziatori del movimento a cui lui ha dedicato tutta una vita.

In piu’, sempre Adams ha ricordato un curioso aneddoto, accaduto quattro anni orsono, durante la visita di Bill Clinton nelle sei contee. Adams, nell’atto di presentare Joe Cahill a Clinton, fu interrotto dallo stesso presidente americano, che gli disse:

“Quest’uomo non ha bisogno di presentazioni, so’ gia’ tutto di lui”.

Nel 1998, all’indomani del Good Friday Agreement, accordo di pace targato New Labour, Cahill fu eletto vice- presidente onorario a vita del Sinn Fein; nello scorso Ard Fheis (congresso nazionale) del partito la sua ultime apparizione pubblica.

In quella occasione disse: “Ricordatevi che abbiamo vinto la Guerra, adesso diamoci da fare per vincere la Pace”.

Il piu’ grosso problema da affrontare quando si parla del conflitto nordirlandese e’ sempre quello di un’oggettiva difficolta di distinguere cio’ che puo’ essere definito con l’aggettivo di ‘politico’ e cio’ che, invece, va considerato come ‘crimine’.

E tale contrasto in questo caso e’ evidente; la storia di Joe Cahill e’ la piu’ classica delle storie nordirlandesi: da una parte eletto a vero eroe, combattente per la liberta’, con le sue azioni, violente nella maggior parte dei casi, ma comunque mitizzate, mentre dall’altra parte della comunita’, quella ‘arancione’, logicamente demonizzato come un killer di professione, a capo di un’orda di terroristi.

Quello che comunque e’ doveroso dire, anzi scrivere, e’ che con la sua morte si e’realmente spenta la luce su di uno dei grandi e piu’ longevi protagonisti di questao triste dilemma dell’Europa Occidentale, storia infinita composta da divisioni, odii settari, H-Blocks e ‘Stakeknife’; ma soprattutto caratterizzata dalle vite vissute dagli abitanti di queste sei contee, e’ vero cosi’ piccole, ma ancora capaci di catturare l’attenzione del mondo intero.