"La casa delle lacrime" dove morirono 800 bambini
Dopo 40 anni, restano ombre sull’immane tragedia che coinvolse un istituto di accoglienza in Irlanda dove venivano ospitate madri single insieme ai propri figli. Secondo alcune testimonianze, circa 800 bambini sarebbero stati seppelliti in una fossa comune.
Siamo in Irlanda tra il 1925 e il 1961. Nell’istituto ribattezzato “La casa delle lacrime” morirono 796 bambini. Lo rivela una registrazione scioccante di una donna che lavorava nella casa. Julia Devaney entrò al St Mary’s Mother and Baby Home a Tuam, nella Contea di Galway, quando aveva nove anni e c’è rimasta per 36 anni, fino alla chiusura dell’istituto avvenuta nel 1961. La donna ha lavorato come domestica per le suore di Bon Secours. Durante un’intervista registrata con un ex datore di lavoro, che gestiva un negozio nella cittadina, nel 1980, svelò quei terribili retroscena. I nastri, però, sono riemersi soltanto all’inizio di quest’anno.
Dal 1920, le donne incinte non sposate in Irlanda venivano accolte negli istituti insieme ai loro bambini. A risalire ai nomi di quei 796 bambini morti in casa è Catherine Corless, uno storico locale, che da mesi sta lavorando alla trascrizione del resoconto della signora Devaney. Nel 2016, il suo lavoro dovrebbe finire sul tavolo del giudice Yvonne Murphy, a capo della Commissione investigativa che si occupa dei crimini consumati negli istituti di accoglienza.
“God only knows how many children are buried beneath us here.” Catherine Corless on Tuam Mother and Baby Home deaths. pic.twitter.com/Fa2SUTRW5Y
— BBC Radio 4 Today (@BBCr4today) 8 Giugno 2015
“Quel posto era freddo, triste e senza amore – racconta ai nastri di registrazione la signora Devaney -. Non era una casa ma un buco vecchio e solitario. I bambini parlavano un linguaggio strano, nessuno insegnava loro ad usare le parole, a nessuno importava della loro crescita. Urlavano e correvano senza meta. Avevano comportamenti molto innaturali. In genere i maschi venivano mandati via a cinque anni e le femmine a sette. Erano tutti sottopeso, non sapevano giocare perché non avevano giocattoli o libri per allenare la fantasia. Scommetto che molti di loro sono rinchiusi in centri psichiatrici.
Catherine Corless local historian in Tuam says the bodies of five women who died at a home for unmarried mothers… http://t.co/yfLlLG6xEA
— Highland Radio (@highlandradio) 24 Agosto 2015
Dai racconti della signora Devaney, deceduta circa 20 anni fa, emergono inquietanti rivelazioni: i bambini in quella casa “morivano come mosche. Molti di loro non riuscivano a superare l’anno di vita a causa di una vera e propria epidemia di pertosse”. Mentre la storia è stata accolta con indignazione, una serie di relazioni successive cercano di smontare le tesi sostenute da Devaney, in quanto non ci sarebbe ‘alcuna prova’ dei resti dei bambini.