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Immagini choc, dopo le sigarette gli alcolici?

Scritte choc sugli alcolici

Le immagini e le scritte shock finite per legge sui pacchetti di sigarette potrebbero comparire anche sulle etichette dei superalcolici. La proposta arriva dall’Irlanda, già paese promotore della campagna contro il tabacco. L’esecutivo sta cercando di frenare il consumo di alcolici, sopratutto da parte dei più giovani.

E la scritta “Nuoce gravemente alla salute” potrebbe rivelarsi un dissuasivo. La proposta sembra piacere alla Commissione europea, che ha voluto iscrivere l’iniziativa nell’agenda dei futuri provvedimenti della commissione.

Ma la campagna contro l’abuso di bevande alcoliche è ben più ampia. Il governo di Dublino non gradisce venga fatta pubblicità nei pressi degli istituti scolastici e che vengano coinvolti minori negli spot di bevande a forte gradazione.

Nella fascia tra i 15 e 16 anni viene confermato un minor consumo di sigarette e alcolici. Un’indagine che ha coinvolto studenti tra i 15 e i 16 anni di età di 35 paesi ha rilevato che in Irlanda è in crescita l’uso di ecstasy, cocaina, nuove droghe psicoattive, e inalanti. Preoccupazioni anche per l’aumento del gioco d’azzardo, mentre sono in calo i consumi di alcol e sigarette.

 

L’analisi condotta da ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), nel corso degli ultimi 20 anni, dimostra che il fumo – tra i ragazzi di 15 e 16 anni – si è dimezzato, con cali che riguardano anche alcol e cannabis. I fumatori di sigarette sono scesi dal 74% – dato del 1995 – al 32% nel 2015; il consumo di alcol è passato dai massimi del 92% tra il 1995 e il 2003 al 74% nel 2015; il consumo di cannabis è sceso dal 39% dal 2003 al 20% nel 2007, al 18% nel 2011, in leggero aumento al 19% nel 2015; In salita l’ecstasy, passata da un massimo del 9% nel 1995 a un minimo del 2% nel 2011, poi di nuovo su nel 2015 facendo registrare il 4%. La cocaina è passata dal 2% nel 1995 al 4% nel 2007, scendendo leggermente al 3% nel 2011 e 2015; uso di inalanti è sceso da un massimo del 22% nel 1999 a un minimo del 9% nel 2011, per poi risalire dell’11% nel 2015.

 

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