Anche Bono nello scandalo ‘Paradise Papers’
Non è passato inosservato il nome di Bono: il leader degli U2 è coinvolto nello scandalo dei paradisi offshore che vede tra gli altri la regina Elisabetta II, Madonna, il ministro del Commercio Usa Wilbur Ross.
La lista continua con il tesoriere del presidente canadese Justin Trudeau, il co-fondatore di Microsoft Paul Allen, il magnate George Soros e l’ex cancelliere tedesco social-democratico Gerhard Schroeder. Nelle carte spuntano anche i nomi dei colossi Apple e Facebook.
La lista comprende 127 personalità e soggetti coinvolti nei cosiddetti Panama Papers, ribattezzati dalla stampa estera ‘Paradise Papers’.
Cosa sono i Paradise Papers?
Di cosa si tratta? 13,4 milioni di file su conti detenuti da nababbi nei vari paradisi fiscali come le isole Cayman e le Bermuda. La documentazione copre un periodo di oltre 70 anni: vanno dal 1950 al 2016. Tra gli stati coinvolti nei Paradise Papers ci sono Antigua e Barbuda, Aruba, Bahamas, Barbados, Isole Cook, Granada, Libano, Malta, Isole Marshall, San Cristobal e Nieves, Santa Lucia, San Vicente, Samoa, Trinidad e Tobago e Vanuatu.
I documenti, che appartengono allo studio legale delle Bermuda “Appleby”, sono passati in mano al gruppo tedesco Sueddeutsche Zeitung, uno dei più importanti quotidiani della Germania, che a sua volta li ha condivisi con la rete dei giornalisti investigativi (Icj, a cui aderiscono quasi 100 testate e 380 reporter). Tra i partner ci sono il Guardian, la Bbc, il New York Times e l’Espresso che pubblica in esclusiva per l’Italia insieme a Report, la trasmissione d’inchiesta di Raitre.
Secondo le rivelazioni, Paul Hewson deterrebbe quote di una società registrata a Malta che, stando alle carte, ha investito in un centro commerciale in Lituania. Anche Madonna figura tra i clienti dello studio: la cantante statunitense possiede indirettamente azioni in una società di forniture mediche.
Il 3 aprile 2016 furono diffusi 11,5 milioni di documenti sui conti off-shore appartenenti allo studio panamense Mossack-Fonseca. Tra i capi di Stato pizzicati c’è persino il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos. Due ministri brasiliani: il titolare dell’Industria, Henrique Meirelles, ed il collega dell’Agricoltura, Blairo Maggi. A questi si aggiunge anche il ministro delle Finanze argentino Luis Caputo.
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