Finn’s Hotel, dieci brevi racconti di James Joyce sono stati racchiusi in un volume dalla casa editrice Ithys Press.
Lo scrittore irlandese avrebbe scritto Finn’s Hotel sei mesi dopo aver completato “Ulisse” (1882-1941). Ithys Press è riuscita a pubblicare queste opere con una prima stampa a giugno 2013 in edizione limitata.
Finn’s Hotel è una splendida collezione, serio-comico di ‘piccoli poemi epici’ che Joyce scrisse nel 1923, ma la scoperta della loro esistenza e il significato, risale soltanto a qualche decennio fa.
La Prima Edizione
La prima edizione di “Finn’s Hotel” di Joyce, con la prefazione di Danis Rose, introdotto da Seamus Deane e 11 illustrazioni di Casey Sorrow, è stata progettata e stampata da Michael Caine per Ithys Press.
Finn’s Hotel
Finn’s Hotel, comprende dieci ‘epiclets‘ come li chiamava Joyce, dieci ‘piccole epopee’. Alcuni sono solo vignette o disegni, altri invece sono favole, dove fanno qualche apparizione anche eroi ed eroine di Joyce. Sono coinvolgenti in se stessi, ma altamente leggibili.
Sinossi
Dieci racconti in puro stile joyciano per un guado meno arduo superabile con brevi, allegri e accorti balzi, tra Ulisse e Finnegans Wake. Un’opera compiuta e finora inedita. “Finn’s Hotel nasce come una serie di favole: prose brevi, concise e concentrate, su momenti formativi della storia o del mito irlandesi. Il preludio vero (e finora sconosciuto) alle voci multi-modulate di Finnegans Wake Danis Rose (curatore – Penguin Classics) “Una delle più significative scoperte letterarie del secolo” secondo il Corriere della Sera.
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MacKayla Lane era solo una bambina quando lei e sua sorella Alina furono date in adozione e bandite dall’Irlanda per sempre. Ecco cosa racconta ‘La rivelazione dell’antica carta’.
Ventanni dopo, Alina è morta e Mac è tornata nel luogo da cui era stata esiliata per dare la caccia all’assassino di sua sorella. Ma dopo aver scoperto di appartenere a una stirpe magica e maledetta, Mac verrà coinvolta nel millenario conflitto tra umani e immortali, in un turbine di eventi in cui nulla sembra esserle risparmiato.
Quando la magia nera getta la sua ombra oscura sui destini di chi le sta vicino e una donna misteriosa infesta i suoi sogni, Mac si accorge di non potersi fidare più di nessuno. Non è certa neppure di sé stessa, né del destino che legge nei disegni neri e cremisi di un’antica carta dei tarocchi. Mac sa solo che la paura uccide, ma non sa ancora quanto può fare l’amore, e dovrà prepararsi ad affrontare l’ultima verità sul suo esilio e sul suo passato.
Sinossi
La rivelazione dell’antica carta. MacKayla Lane era solo una bambina quando lei e sua sorella Alina furono date in adozione e bandite dall’Irlanda per sempre. Vent’anni dopo, Alina è morta e Mac è tornata nel luogo da cui era stata esiliata per dare la caccia all’assassino di sua sorella. Ma dopo aver scoperto di appartenere a una stirpe magica e maledetta, Mac verrà coinvolta nel millenario conflitto tra umani e immortali, in un turbine di eventi in cui nulla sembra esserle risparmiato.
Quando la magia nera getta la sua ombra oscura sui destini di chi le sta vicino e una donna misteriosa infesta i suoi sogni, Mac si accorge di non potersi fidare più di nessuno. Non è certa neppure di sé stessa, né del destino che legge nei disegni neri e cremisi di un’antica carta dei tarocchi. Mac sa solo che la paura uccide, ma non sa ancora quanto può fare l’amore, e dovrà prepararsi ad affrontare l’ultima verità sul suo esilio e sul suo passato.
Dettagli
Altre informazioni
Genere: Letteratura rosa
Listino: €9,80
Editore: Leggereditore
Data uscita 02/08/2013
Il libro ‘La rivelazione dell’antica carta’
Intervistiamo la scrittrice romana Diletta Nicastro sull’affascinante e poliedrico tema dell’Irlanda, isola impreziosita da bellezze naturali “mozzafiato” (termine di cui il Mondo di M&L è custode, rispondendo all’appello lanciato dalla Società Dante Alighieri di Firenze1), chiedendole di disegnarci una ideale finestra sul suo libro “Dio salvi il gigante”.
Laureata in Sociologia (cattedra di Storia delle Comunicazioni di Massa), con la sua tesi ‘Gianluca Vialli, un eroe moderno veicolato dai mass media’, ha vinto nel 2000 il Premio di Laura Stefano Benetton come miglior tesi sportiva dell’anno. Dal 2003 è Giornalista Pubblicista e nel 2007, durante un viaggio in Lussemburgo con l’allora fidanzato (ed ora marito) ha l’ispirazione che darà vita alla saga de “Il Mondo di Mauro & Lisi”.
Da sempre attenta al sociale, Diletta Nicastro ha sostenuto tramite M&L la Croce Rossa Italiana subito dopo il terremoto in Abruzzo (2009) e ad Haiti (2010). Attualmente appoggia il progetto ‘M&L per l’Aula Manfredi’ per la costruzione di una scuola in Africa tramite l’Onlus Se.A.Mi. Nel 2011 ha vinto il Premio Bastet per la diffusione della cultura del gatto nella letteratura grazie a ‘I segreti di Tallinn – Il quinto incarico’. Nel 2012 ha vinto il Booktrailer Online Award per ‘Dio salvi il Gigante – Il sesto incarico’.
La saga de “il Mondo di Mauro & Lisi” è incentrata intorno alla storia di due fratelli: Mauro Cavalieri, il maggiore, ispettore dell’Unesco ai suoi primi incarichi, ed Elisabetta (detta Lisi), che con la sua spontaneità, profondo intuito e tenacia, diverrà di incarico in incarico l’insostituibile compagna d’avventure. La coppia di investigatori in missione per preservare i siti protetti del patrimonio dell’Unesco – dalla fortezza medievale del Gran Ducato di Lussemburgo al centro storico di Roma nel Settimo Incarico uscito a febbraio 2013 – diventa un trio quando all’improvviso le loro vite si incrociano con quella dell’irlandese Kieran Moynihan, alla ricerca della sua storica armatura di famiglia, in un incalzare di eventi e trame che a tratti e nello stile ricorda le atmosfere dei romanzi di Agata Christie. Uno degli aspetti che affascina il lettore che si accosta al Sesto incarico della saga – “Dio salvi il gigante” – è il profondo amore degli irlandesi per la propria terra e per l’antica lingua gaelica dei loro padri, che ispira al fuggitivo Cuchullin (personaggio il cui nome trae origine dalla leggenda dell’omonimo eroe celtico difensore dei confini dagli invasori del Nord che volevano deporre il re bambino Cormac per conquistare il trono irlandese) questo bellissimo elogio dei suoi abitanti: “Qualunque sia lo scontro politico che ci separa, l’Irlanda è la nostra terra. Nessuno di noi, nessuno, la ferirebbe..”. E’ questo uno dei motivi per cui Mauro e Lisi riceveranno concitate telefonate dalla contea irlandese del Donegal, in cui sarà loro richiesto di agire da intermediari tra i repubblicani irlandesi del gruppo di Patrick O’Hara (a cui appartengono Kieran e i suoi amici Charlie, Greer, Una, Penny e Lawrence) e i servizi segreti inglesi dell’MI6. La missione, spinta inizialmente dal profondo desiderio di liberare un loro caro amico (di cui non rivelo qui il nome per lasciare la suspense ai lettori) colto da un’imboscata di un misterioso gruppo di terroristi in uno shed locale, li porterà a trovarsi a vivere al centro un gioco molto più grande di loro, che vedrà coinvolto anche il sito naturalistico Unesco del Selciato del Gigante, confinante con il castello di Dunsverick (che, secondo una tradizione locale, fu visitato anche da san Patrizio).
Diletta, ci puoi aiutare ad entrare maggiormente nelle corde che muovono il cuore dei protagonisti, parlandoci più’ a fondo della passione per la verde Irlanda che muove le scelte del gruppo di Patrick a Letterkenny..motivazione che va al di là di un semplice credo politico per affondare le proprie radici nella fierezza dei propri antenati che con dignità protessero i valori della loro terra natia?
“Patrick O’Hara fa politica da quando è giovanissimo. La sua storia viene narrata ed approfondita nel racconto ‘La vendetta di Sam Campbell’, inserito nella raccolta ‘Verso Roma’. E’ un uomo dal carisma naturale, che raccoglie attorno a sé giovani irlandesi che si rispecchiano nelle sue idee. E’ da poco stato eletto nel consiglio comunale di Letterkenny (città del Donegal dove è nato e cresciuto Kieran Moynihan). Non ha mai nascosto di sognare un’Irlanda libera e del suo passato si sa che è stato arrestato in Irlanda del Nord con la scusa di guida in stato di ebbrezza. Dopo tre giorni in prigione, che Patrick mai ha voluto raccontare a nessuno, è stato rilasciato. Dal carattere forte e pacato, potrebbe maturare un sentimento di naturale avversione nei confronti dell’MI6. Tuttavia, al momento della scoperta di reali minacce al sito del Selciato del Gigante, è lui ad accettare il dialogo con l’MI6 per salvare la sua terra, spingendo tutti i suoi uomini, che si fidano di lui, a fare lo stesso. Una scelta che probabilmente gli cambierà la vita, ma che è stata dettata anche da quell’amore profondo della sua terra che deve essere protetta, sempre e comunque.
“Kieran arriva a Patrick O’Hara quando è ancora al liceo. Cresciuto nel culto della storia irlandese, si rispecchia nelle sue idee ed è pronto a sostenerlo in qualsiasi modo. Nel corso del romanzo sarà sempre più evidente il legame che Kieran prova per la sua terra. E narrerà molte storie che affondano le radici in tempi perduti. Da Cuchullin, alle guerre per proteggere il Re bambino Cormac, fino alle lotte del Cinquecento degli O’Donnell (di cui i Moynihan erano alleati) contro la regina Elisabetta”.
“Sotto di noi uno spettacolo che non potrò mai raccontare. Un colpo al cuore per la bellezza, la forza e la maestosità. Non avevo mai visto nulla che potesse anche lontanamente somigliargli. E si trattava solo di ombre, di spuma bianca che si stagliava senza sosta su un tappeto di colonnine basaltiche che si protendevano geometriche e ribelli verso l’Oceano..”: queste sono solo alcune pennellate con cui descrivi la maestria con la quale la natura nei millenni ha modellato il sito naturalistico del Selciato del Gigante – antichissimo affioramento roccioso situato sulla costa nord est irlandese a pochi chilometri a nord della cittadina di Bushmills – entrato nella World Heritage List Unesco nel 1986.
Ci puoi raccontare che emozioni ti ha ispirato questo gioiello naturalistico irlandese nello stesura di “Dio salvi il gigante” e come è nata l’ispirazione del sesto incarico, in cui inserisci anche un interessante omaggio al libro “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen ?
“Il Selciato del Gigante è di una bellezza straordinaria. Impossibile descrivere la potenza del suo impatto emotivo mentre si osservano le colonnine di basalto che si gettano in mare o svettano verso l’alto creando formazioni mozzafiato tra cui l’Organo (presente nel romanzo). Ho avuto la fortuna di visitarlo in una grigia giornata di novembre (periodo in cui si svolge il romanzo, tra l’altro), quando batteva un vento freddo e si alzava la spuma dell’Oceano. Nessun altro era presente lungo il sentiero ed ho potuto sentire il pulsare del sito, che mi ha mostrato le azioni dei miei protagonisti, azioni che cambieranno le loro vite.
“Come ogni sito Unesco descritto nei miei libri, il Selciato del Gigante diventa protagonista. E’ descritto nei minimi particolari, e vi è nel libro una mappa per seguire l’azione sia mentre si legge, sia qualora qualcuno volesse vederlo dal vero e ripercorrere gli avvenimenti sul luogo reale.
“Ma l’Irlanda tutta è stata di ispirazione per ‘Dio salvi il Gigante’. Una storia d’amore e passione, per il mondo, per la propria Terra, per la propria storia e per le persone che sono attorno. L’Irlanda vive e respira tra le pagine del libro.
“L’idea di ambientare nell’isola verde un’avventura era nata da tempo. Da quando è comparso, ne ‘Il mistero di Lussemburgo’ (il primo romanzo della saga), il personaggio di Kieran Moynihan, che ha assunto un ruolo sempre più importante nella storia (e nel cuore di Lisi Cavalieri). Da tempo i lettori attendevano di sapere chi fosse realmente questo misterioso irlandese. Chi i suoi amici. Quali i suoi ideali, tramandati dal nonno e insegnatagli dal padre. Già ne ‘I segreti di Tallinn’ vi sono le prime avvisaglie del suo legame con Patrick O’Hara e la profondità e l’intensità del suo interesse per la questione irlandese.
La questione irlandese viene trattata qui in maniera non macro-sociale, ma come storia di individui. Individui costretti ad affrontare qualcosa che va al di là dei credo e dalle storie personali (la possibilità di un attentato terroristico sul suolo irlandese) e porterà alcuni uomini a trovare un’alleanza dove, viceversa, solitamente regna solo la tensione e il sospetto.
In questo contesto è stato inserito anche il mio personale omaggio a Jane Austen, altro tema importante del libro. Di primo acchito l’omaggio a Miss Austen, autrice così inglese, può sembrare in dissonanza con un libro così profondamente radicato nel mondo irlandese. Ma Jane Austen è autrice attualissima sebbene siano passati 200 anni esatti dalla pubblicazione del suo ‘Orgoglio e Pregiudizio’. E se allora nel suo romanzo più celebre era narrato con arguzia e penna delicata lo scontro sociale tra l’altero Fitzwilliam Darcy e la vivace Elizabeth Bennet, separati per status sociale, in ‘Dio salvi il Gigante’ la separazione tra i protagonisti è dettata dalla contrapposizione politica-sociale. Ritroviamo così il freddo Jonathan ‘Fitz’ Darcy, agente segreto dell’MI6, alle prese con i pregiudizi e la passionalità di Penelope Hughes, braccio destro di Patrick O’Hara. Lo scontro tra i due cerca di rispecchiare la difficoltà di dialogo, ma rappresenta anche la possibilità di una mano tesa tra le parti”.
Intervista a cura di Donatella Cerboni
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Dal 1982 fino ai giorni nostri Silvia Calamati ha vissuto in prima persona la questione irlandese. Un dramma a cui, l’autrice cerca di dare voce con Qui Belfast, aprendo una breccia in quel muro di omertà e connivenza che circonda il conflitto nord-irlandese.
Una censura il cui prezzo più alto è stato pagato da migliaia di civili innocenti, costretti a subire la violenza dello Stato, delle forze di sicurezza britanniche e della polizia, senza avere poi giustizia.
Con esperienza, partecipazione e sensibilità Silvia Calamati ha raccolto le voci della società civile, insieme a testimonianze e articoli di personalità di spicco del mondo politico, culturale e religioso, seguendo da vicino il tormentato percorso che ha portato, nell’aprile del 1998, alla firma dello storico «Accordo del Venerdì Santo» e all’inizio di un travagliato, e ancora oggi incompiuto, processo di pace. E mentre è vivo e forte, da parte di Londra, il tentativo di affievolire – insieme alle sue pesanti responsabilità – la memoria della guerra, Qui Belfast consegna al lettore pagine di indignata verità: una storia molto diversa da quella che i media più «autorevoli» tentano di contrabbandare come «ufficiale».
«È per tutto questo che ho girato infinite volte le strade, per raccogliere di persona voci e testimonianze di gente comune, la cui vita forniva una versione del conflitto nord-irlandese diversa da quella presentata dai media.
A parlare sono persone come Annie Armstrong e Joe B., scampati a un tentativo di assassinio da parte dei gruppi paramilitari lealisti, Emma Groves, resa cieca da un proiettile di gomma sparatole al volto da un soldato britannico nel 1971, Peter Caraher, il cui figlio Fergal fu ucciso nel 1990 mentre usciva da un parcheggio dopo essere stato fermato dai soldati, Bernadette Devlin McAliskey, leader del Movimento per i diritti civili alla fine degli anni Sessanta, Gerard, figlio di Sands, e Paul Hill, uno dei «Quattro di Guildford», i quattro irlandesi che hanno trascorso quindici anni in carcere seppur innocenti e la cui vicenda ha ispirato il film “Nel nome del padre”, del regista Jim Sheridan».
Silvia Calamati
Si occupa della questione irlandese dal 1982. È autrice di Una colonia in Europa (Edizioni Associate, 2005), Il diario di Sands. Storia di un ragazzo irlandese (scritto assieme a Laurence McKeown e Denis O’Hearn, Castelvecchi, 2010, vincitore del Premio Tassoni 2011) e Le compagne di Bobby Sands. Le donne e la guerra (Castelvecchi, 2011), la cui precedente edizione, Figlie di Erin, è stata tradotta in inglese, spagnolo e gaelico.
Ha anche tradotto Un giorno della mia vita di Sands (Feltrinelli, 1996) e Guerra e liberazione. La chiesa del conflitto, di padre Joseph McVeigh (Edizioni della Battaglia, 1998).
Collaboratrice di RAINEWS 24, ha ricevuto a Belfast il premio internazionale TOM COX AWARD per il suo impegno di giornalista e scrittrice.
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E.L. James in cima alla lista degli autori che più hanno venduto e guadagnato nel mercato irlandese nel 2012. Le vendite della trilogia in Irlanda dell’autrice britannica, hanno fatto registrare cifre da capogiro, €2,805,347.23, ottenendo un fatturato per Cinquanta sfumature di grigio di €967.315, un record per un libro per adulti in un solo anno.
Lo scrittore irlandese più venduto, resta Maeve Binchy, il cui ultimo libro è stato completato poco prima della sua morte. Pubblicato nel mese di settembre, ha venduto 36.582 copie, ottenendo un fatturato di €525,925.65.
Best-seller irlandese è stata Maria O’Rourke, il cui debutto ‘Just Mary’ (un libro di memorie) ha fatto registrare vendite per €363,599.66. Un altro successo è stato Atlas of the Great Irish Famine.
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Nello scoprire l’animo enigmatico di Grey, Anastasia conoscerà per la prima volta i suoi più oscuri desideri.
Genere: letteratura internazionale
Pagine: 594
Formato: Brossura
Lingua: Italiano
EAN: 9788804623243
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Si intitola Diario d’Irlanda, il nuovo romanzo di Valentina Aglio, Albatros editore (Premio Internazionale Pietro Mignosi 2012).
In Diario d’Irlanda, l’autrice messinese viaggia sulla strada dei ricordi ricca di scoperte ed emozioni, in luoghi diversi in un passato prezioso da rivalutare nella condivisione di progetti e speranze futuribili.
Si dice che spesso nella vita accade l’improbabile, ciò che non avresti mai immaginato, ma che hai sempre sognato. Quando accade veramente, poi, non riesci a dominare l’emozione che si prova e vorresti raccontare la tua storia al mondo intero.
Laura ha sempre amato partire per le vacanze studio, non avrebbe, però, mai pensato di tornare così diversa dopo questa esperienza. Si dice anche che le cose belle e indimenticabili sono quelle grandi e irraggiungibili. Invece la vita è bella e indimenticabile soprattutto nella semplicità di ogni giorno, nell’ansia di un amore, nella novità di un viaggio con degli amici speciali, nell’originalità di luoghi diversi da scoprire, nella preziosità di un passato da rivalutare, nella condivisione di speranze, delusioni, progetti.
Laura sa che la vita è complicata e che si deve indovinare il tempo giusto e la corrente propizia, ma il suo sogno è troppo grande per rinunciarci. Non importa quanti le crederanno o la ascolteranno. Lei vuole solo dire quanto è meraviglioso, insostituibile e irrinunciabile lottare per qualcosa in cui si crede davvero. La vittoria non è nel traguardo raggiunto, ma nella giusta attesa del momento giusto.
Altre informazioni
- Genere: Letteratura italiana
- la Feltrinelli: Narrativa moderna e contemporanea (dopo il 1945)
- Editore: Il Filo
- Collana: Nuove voci
- Pagine: 232
- Formato: brossura
- Lingua: Italiano
- EAN 9788856735895
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Il valzer dimenticato vi porta a Terenure, un grazioso sobborgo di Dublino, dove sta nevicando. Gina Moynihan, trentenne sveglia e smaliziata, la tipica “altra donna”, ripercorre i momenti che l’hanno portata a innamorarsi dell’uomo della sua vita, Sean Vallely. Mentre fuori la città si paralizza sotto una coltre bianca, Gina ricorda i giorni trascorsi tra una camera d’albergo e un’altra, i lunghi pomeriggi divisi tra estasi e rifiuto.
Il valzer dimenticato è il nuovo libro di Anne Enright – scrittrice irlandese, autrice di saggi, racconti e romanzi.
Il suo romanzo La veglia (The Gathering) ha vinto il Booker Prize nel 2007. Prima di tale vittoria non era particolarmente nota al grande pubblico in Irlanda o nel Regno Unito, sebbene i suoi libri fossero favorevolmente recensiti e stimati.
Sinossi
A Terenure, un grazioso sobborgo di Dublino, sta nevicando. Gina Moynihan, trentenne sveglia e smaliziata, la tipica “altra donna”, ripercorre i momenti che l’hanno portata a innamorarsi dell’uomo della sua vita, Seán Vallely. Mentre fuori la città si paralizza sotto una coltre bianca, Gina ricorda i giorni trascorsi tra una camera d’albergo e un’altra, i lunghi pomeriggi divisi tra estasi e rifiuto. Ora, mentre le strade silenziose e il vorticare della neve rendono la giornata luminosa e piena di possibilità, Gina decide di uscire e incontrare una bambina, un “bellissimo errore” come la chiama lei: è Evie, la figlia dodicenne di Seán, la testimone involontaria del loro amore. In questo romanzo, una sorta di libro dei segreti, Anne Enright si rivolge direttamente ai suoi lettori che, come in “La veglia”, trovano, tutta l’improvvisa emozione della vita quotidiana, i fragili legami tra le persone, gli sguardi pronti a cogliere ogni minimo gesto, ogni battito di ciglia, e come sempre l’autentico, spietato ritratto di famiglie, matrimoni, individui.
Acuquista il libro ‘Il valzer dimenticato’
Formato: Brossura
Editore: Bompiani
Anno di pubblicazione: 2012
Collana: Narratori stranieri Bompiani
Lingua: Italiano
Titolo originale: The Forgotten Waltz
Lingua originale: Inglese
Pagine: 275
Traduttore: A. Silvestri
Codice EAN: 9788845271489
Generi: Romanzi e Letterature, Romanzi stranieri contemporanei
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Terra di confine, un libro di Brian McGilloway, racconta una lingua di terra che corre tra Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Al centro di essa, a Lifford, viene trovato sotto la neve il cadavere di Angela Cashell, una ragazzina di quindici anni. L’indagine è affidata all’ispettore Ben Devlin della Garda Police, la polizia nazionale irlandese.
Unici indizi: un anello con una pietra di luna e una vecchia fotografia. In gabbia, intanto, finisce il padre della ragazza, Johnny Cashell, colpevole di aver appiccato il fuoco, insieme ai fratelli, a un accampamento di nomadi per farla pagare a un certo Whitey McKelvey.
Whitey è l’assassino di Angela? E lui che ha cercato di vendere l’anello a un banco dei pegni e che si trovava insieme alla ragazza la notte dell’omicidio? Alla ricerca di risposte, Devlin sprofonda in una storia nerissima. Un rompicapo maledetto, in cui ogni indizio rimanda a un passato tragico consumato in quella terra di confine.
Dettagli
Terra di confine, ecco maggiori dettagli sul libro.
- Formato: Brossura
- Editore: Edizioni BD
- Anno di pubblicazione: 2012
- Collana: Revolver
- Lingua: Italiano
- Pagine: 268
- Traduttore: M. Piva Dittrich
- Codice EAN: 9788866346074
- Generi: Gialli e Fantasy, Gialli e Thriller
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Brian McGilloway
Brian McGilloway è nato nel 1974 a Derry, in Irlanda del Nord, dove oggi insegna Letteratura inglese. I suoi romanzi hanno ottenuto importanti riconoscimenti. Non parlare, il primo thriller della serie sulle indagini della detective Lucy Black, ha vinto il premio letterario University of Ulster’s McCrea nel 2011 ed è stato per settimane ai primi posti delle classifiche inglesi e americane. La Newton Compton ha pubblicato anche Urlare non basterà e Non entrare.
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«Non ritengono opportuno trascrivere i loro sacri precetti. Invece per gli altri affari sia pubblici sia privati fanno uso dell’alfabeto greco». Questo, secondo il noto resoconto di Cesare, il rapporto tra i Celti e la scrittura: praticamente inesistente.
I dati archeologici concordano con quanto detto dall’autore del De Bello Gallico: relativi alla civiltà celtica nella fase antica sono giunti fino a noi pochi documenti scritti, la maggior parte dei quali sono iscrizioni su pietra, metallo, ceramica e altro materiale d’uso quotidiano. Nessun trattato religioso. Nessuna raccolta giuridica, nessuna opera letteraria o poetica. Nemmeno un manuale pratico.
Perché? E’ quello che cercherà di chiarire la conferenza “Alfabeti celtici. Dal ‘nostro’ leponzio all’enigmatico Ogam”, che si terrà sabato 22 settembre a Busto Arsizio (Va) presso il Museo del Tessile (ore 13) nell’ambito di Bustofolk, la notissima manifestazione di musica e cultura celtica ormai giunta all’XI Edizione. Relatrice sarà la dott.ssa Elena Percivaldi, saggista, esperta di medioevo e di cultura protostorica.
E’ noto infatti che, presso i Celti, gli unici e soli depositari della sapienza erano i druidi, cioè i membri della casta sacerdotale, separati nella società dalla classe dei cavalieri, dediti alla guerra. Oltre ad espletare le ritualità religiose, i druidi conoscevano le erbe, gli astri e le forze della natura, e sapevano dominarle. Ricorda Cesare che essi «si interessano al culto, provvedono ai sacrifici pubblici e privati, interpretano le cose attinenti alla religione: presso di loro si raduna un gran numero di giovani ed essi sono tenuti in grande considerazione». Decidevano inoltre in quasi tutte le controversie pubbliche e private, stabilivano pene e risarcimenti ed erano responsabili dell’educazione dei giovani, a cui erano insegnate «molte questioni sugli astri e sui loro movimenti, sulla grandezza del mondo e della terra, sulla natura, sull’essenza e sul potere degli dei». A tutte queste capacità, dunque, i druidi univano – unici tra i Celti – la conoscenza dell’alfabeto e della scrittura.
Ma non ne facevano uso, se non in casi eccezionali. Per quali ragioni?
I motivi di questa “idiosincrasia” sono chiariti dallo stesso Cesare: «primo, non vogliono che le norme che regolano la loro organizzazione vengano a conoscenza del volgo; secondo, perché i loro discepoli, facendo conto sugli scritti, non le studino con minore diligenza. Succede spesso infatti che, confidando nell’aiuto della scrittura, non si tenga adeguatamente in esercizio la memoria».
Mettere per iscritto un precetto religioso, una regola giuridica, una nozione qualsiasi era dunque per loro, al contrario di altri popoli come i Latini, i Greci, gli Etruschi, assolutamente sconsigliabile. Il rischio era che formule magiche, rituali o altre nozioni considerate segrete cadessero nelle mani sbagliate, con esiti forse funesti.
Tuttavia, come si è accennato, testimonianze scritta prodotta dalla cultura celtica esistono. Una delle più antica di esse è un graffito su un vaso di ceramica databile al VI secolo a.C. e proveniente da una tomba di Castelletto Ticino (Varese): si tratta di un nome – XOSIOIO (“di Kosios”), con ogni probabilità l’indicazione di appartenenza del manufatto. L’alfabeto usato era, come noto, derivato da quello etrusco di Lugano. Nel passo già citato, Cesare parla dello sporadico utilizzo, da parte dei druidi, dell’alfabeto greco, dato confermato dai ritrovamenti archeologici (monete, iscrizioni). Altri ritrovamenti, infine, dimostrano che in Gallia, almeno dal I secolo d.C., era largamente usata anche la scrittura latina, come risulta eclatante nel caso del grandioso Calendario di Coligny che, scoperto nel 1897, è un documento di eccezionale importanza, oltre che sul piano linguistico e storico, anche per la conoscenza di come i Celti computavano il tempo. E proprio il Calendario di Coligny, indirettamente, dimostra che i Celti, per quanto concerne questioni rituali o religiose, ricorrevano alla scrittura soltanto quando si sentivano minacciati nella loro identità e temevano che le nozioni da loro custodite con tanta cura potessero perdersi per sempre. Il Calendario fu messo per iscritto nel II secolo d.C., quando cioè la romanizzazione completa delle Gallie era ormai solo questione di tempo.
Aspetti commerciali
Diversa la questione per quanto concerne gli aspetti commerciali: in questi casi – si tratta di legende monetarie – l’uso della scrittura è invece espressione di una società urbanizzata o in via di urbanizzazione. Etrusco, greco, latino: i Celti del continente non inventarono, per traslitterare le loro lingue, sistemi di scrittura autonomi, ma si limitarono ad adottare, con qualche variante per venire incontro a diverse esigenze fonetiche, quelli in uso presso altre culture, come avevano già fatto a suo tempo i romani e gli stessi greci.
Non così invece i Celti delle isole britanniche: qui le svariate competenze dei druidi – naturalistiche, astronomiche, religiose, esoteriche, culturali, persino filosofiche – fornirono lo sfondo per la creazione e la diffusione di un alfabeto che, sebbene sia accostabile ad altri sistemi di scrittura in vigore presso altre civiltà europee, può essere considerato un’invenzione originale: l’alfabeto ogamico. Un alfabeto composto da 20 lettere divise in 4 gruppi di 5 segni ciascuno, incisi su una superficie rigida, legno, osso e pietra. La particolarità dell’ogam rispetto ad altri alfabeti è che le lettere non hanno un aspetto, per così dire, “alfabetico”, ma sono costituite da tacche incise orizzontalmente, verticalmente e obliquamente rispetto allo spigolo, oppure sotto forma di punto. Un sistema utilizzato dal III-IV secolo d.C. fino alle soglie dell’età moderna in Irlanda, in Galles, in Cornovaglia, in Scozia e sull’Isola di Man solo per scrivere epitaffi su pietre tombali o segnalazioni di proprietà su cippi di confine.
Ma chi inventò questo sistema di scrittura così poco pratico? Quando fu ideato? Perché? E con quali scopi? Lo sentirete alla conferenza, dove sarà possibile acquistare anche copie del volume Ogam. Antico alfabeto dei Celti, pubblicato da Elena Percivaldi per i tipi della Keltia Editrice di Aosta: primo tentativo di sintesi originale sull’ogam in lingua italiana, pensato per essere accessibile non solo agli “addetti ai lavori” (che comunque troveranno nel vasto corpus di note e nella bibliografia i riferimenti per verificare le informazioni e i raffronti e per risalire alle fonti), ma anche ad un pubblico più vasto.