La ‘razza dei giganti’, secondo l’Independent, sarebbe confinata in una piccola zona dell’Irlanda del Nord che gli studiosi preferiscono mantenere segreta proprio per proteggere chi affetto dall’anomalia.
Charles Byrne (1761 – 1783) il ‘gigante irlandese’, è morto a 22 anni di alcool, ma grazie al suo Dna sono potuti continuare gli studi sul gigantismo. Da tali studi sul fenomeno, è emerso che Byrne ed alcune famiglie dell’Ulster hanno in comune un gene mutante apparso 1.500 anni fa.
Quattro famiglie che stono state identificate, hanno nelle varie generazioni, dato origine a sei ‘giganti’ di oltre due metri di altezza. Questo gene mutante fa sì che i bambini vengano colpiti da un tumore benigno dell’ipofisi che produce un’eccessiva quantità di ormone della crescita.
Gigantismo
Il Gigantismo è causato da un’eccessiva esposizione dell’organismo all’ormone somatotropo, meglio noto come ormone della crescita, che si verifica durante l’età pre-puberale. Un malato di gigantismo nell’età adulta può raggiungere anche altezze comprese tra i 240–274 cm, mantenendo però corrette le proporzioni corporee, a differenza dell’acromegalia, in cui l’ipersecrezione dell’ormone della crescita inizia dopo l’età puberale, e le proporzioni non sono più rispettate.
La crescita staturale di un individuo è infatti permessa dalla presenza di piccole regioni, dette placche epifisarie, interposte tra l’epifisi e la diafisi delle ossa lunghe. Questi nuclei di accrescimento osseo producono cellule in grado di dividersi continuamente e sintetizzare nuovo tessuto cartilagineo, che viene poi ossificato a poco a poco. La saldatura delle placche epifisarie, che normalmente avviene intorno al 18º-20º anno di età, sancisce il definitivo arresto della crescita in altezza.