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Campione di incassi in Irlanda il film The Stag, «Se Sopravvivo Mi Sposo», arriva nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 28 Agosto. Diretto da John Butler, The Stag si presenta come una commedia briosa e irriverente che racconta un addio al celibato.

Protagonista Fionnan che, immerso nella natura irlandese in compagnia dei suoi amici, trascorrerà un piacevolissimo fine settimana da urlo prima del suo matrimonio con Ruth. Sarà «The Machine», il fratello della sposa, a rendere tutto davvero speciale.

Fionnan sta per sposarsi e il suo migliore amico Davin decide di organizzare l’addio al celibato (suggerito dalla futura moglie di Fionnan) in montagna, un fine settimana all’irlandese. Peccato che al gruppo, che oltre a Fionnan e Davin include il fratello di Fionnan, Kevin, il compagno di Kevin e l’amico Simon, si unisca il fratello della sposa, soprannominato The Machine: un individuo all’apparenza insopportabile che rischia di rovinare la gita a tutti.

 

Il film The Stag, «Se Sopravvivo Mi Sposo»

“Fionnán, confessato da se stesso, non vuole un addio al celibato, ma sarebbe felice di assistere alla gallina.” Ruth, la futura promessa sposa (Amy Huberman), persuade subito il , marginalmente più-macho, il migliore uomo (Andrew Scott) per organizzarne uno, riluttante, è d’accordo ma continua a fare tutto il possibile per fermare il famigerato fratello di Ruth, noto solo come The Machine (Peter McDonald), venendo per il loro sobrio, weekend a piedi, scusa per una festa di addio al celibato, ma The Machine, non così facilmente volpe, li rintraccia, e quello che segue è un esilarante paio di giorni nell’Irlanda rurale dove i cervi si ritrovano persi, colpiti, lapidati e nudi. The Stag è un viaggio esilarante e appassionante di amicizia, paura, legame maschile e pelle di scoiattolo ben fatta!”.

 

Trailer

 

Cast

  1. Andrew Scott as Davin
  2. Hugh O’Conor as Fionnán
  3. Peter McDonald as The Machine (Richard)
  4. Brian Gleeson as Simon
  5. Andrew Bennett as Enormous Kevin
  6. Michael Legge as Little Kevin
  7. Amy Huberman as Ruth

 

Dettagli

Titolo Originale: The Stag
Titolo italiano: Se Sopravvivo Mi Sposo
Genere: Commedia
Anno: 2013
Regia: John Butler
Distribuzione: Academy 2
Interpreti: Andrew Scott, Hugh O’Conor, Peter McDonald e Brian Gleeson
Data uscita: 28/08/2014

 

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“Paradiso” è un documentario girato interamente a Derry, in Irlanda del Nord, che si è aggiudicato due premi al Festival di Docucity a Milano.
Con ben undici premi internazionali, Paradiso è diretto da Alessandro Negrini e prodotto da Margo Harkin (Waveriders) di Besom Productions e Colomba Damiani.
Commissionato dalla BBC, il documentario Paradiso segue a Derry il musicista Roy Arbuckle mentre tenta di rinvigorire la passione per la musica e la danza in una comunità che vive ancora all’ombra dei Troubles. Il direttore della fotografia, che ha curato il progetto, è Odd-Geir Saether (Inland Empire).

Paradiso, il film documentario di Alessandro Negrini

Paradiso ha vinto riconoscimenti a livello internazionale in numerosi festival tra cui India, Messico, Romania e Stati Uniti. Premi precedenti includono il miglior film nel Festival e miglior film nella categoria “Avvicinamento delle Culture” presso la “Noi del Popolo Film Festival” di Londra (2010), miglior documentario al Festival di Roma l’Arcipelago Film, Italia (2010) e “Miglior Documentario” a Padova del Festival internazionale di fiume, Italia (2010). Il documentario è stato anche proiettato al Des Moines International Film Festival, nello Iowa (USA).

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Doppio gioco, la verità si nasconde nell’ombra è un film di James Marsh ambientato in Irlanda del Nord negli anni novanta. Nel cast ci sono Andrea Riseborough, Clive Owen, Gillian Anderson, Aidan Gillen, Stuart Graham, Domhnall Gleeson e Martin McCann.
Collette McVeigh, una mamma single, vive a Belfast insieme alla madre e i fratelli, militanti dell’Ira. Viene arrestata per aver partecipato ad un attentato andato a vuoto a Londra e viene messa dagli agenti con le spalle al muro, diventare una spia e sabotare così i piani dei componenti della sua stessa famiglia. La posta in gioco è alta e Collette McVeigh, scegliendo di collaborare, evita il carcere (25 anni) e rimane a fianco di suo figlio di soli dieci anni. Una decisione difficile che se scoperta dall’organizzazione potrebbe rivelarsi un boomerang. Nel cast ci sono Andrea Riseborough, Clive Owen, Gillian Anderson, Aidan Gillen, Stuart Graham, Domhnall Gleeson e Martin McCann.

TRAILER. Doppio gioco, la verità si nasconde nell’ombra

Genere: horror/thriller.
Produzione: Gran Bretagna, 2012.
Durata: 100 minuti.

James Marsh

Nato in Cornovaglia, è diventato celebre al grande pubblivo come regista di documentari e lungometraggi per il cinema. Trai i più gettonati ci sono The Burger & the King: The Life & Cuisine of Elvis Presley (1996) e The Team (2005). Wisconsin Death Trip del 1999, è il suo primo lungometraggio, mentre nel 2005 Marsh ha curato la regia di The King con Gael García Bernal e William Hurt. Nel 2008 invece è uscito il film-documentario Man on Wire (Un uomo tra le Torri) dove il funambolo Philippe Petit camminò in equilibrio su un cavo teso tra le Torri Gemelle di New York.
Nel 2010 ha diretto Project Nim, un documentario su uno studio condotto negli anni settanta da ricercatori della Columbia University sulla possibilità di acquisizione del linguaggio umano da parte di animali. Un esperimento fallito dove uno scimpanzé, battezzato Nim Chimpsky venne sottratto alla propria madre e affidato a degli esseri umani.

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Man on the Train

The Man on the train, con la regia di Mary McGuckian vedrà protagonista anche Larry Mullen Jr. degli U2 e Kate O’Toole.

Membro fondatore della famosa band di Dublino, Larry Mullen Jr. farà il suo debutto nelle vesti di attore. La pellicola del regista Mary McGuckian  sarà proiettata all’IFI a Dublino il prossimo 11 gennaio alle 18.30 e quindi se vorrete incontrarlo, saprete dove trovarlo!

Il regista irlandese Mary McGuckian si è cimentato nel remake di una pellicola francese del 2002 L’Homme du Train di Patrice Leconte, girato a Annonay, in Francia e che ha vinto il premio del pubblico al Festival del Cinema di Venezia per “miglior film” e “miglior attore” (Jean Rochefort) nello stesso anno di pubblicazione.

Sinossi

The Man on the Train, parla di due uomini molto diversi, un insegnante e un ladro, che si incontrano per caso. Il batterista Larry, che firma anche le musiche insieme a Simon Climie, nel film, interpreta i panni del ladro che arriva in città per compiere un furto in banca ed incontra un vecchio professore, interpretato da un loquace Donald Sutherland.

Godrà della sua ospitalità e di quella della sua amica (Kate O ‘Toole) durante la pianificazione della rapina in banca. I due affascinati e invidiosi dello stile di vita condotto dall’altro, riescono ad arrivare a un rispetto e ad una profonda comprensione reciproca.

La pellicola dura 101 minuti.

 

The Man on the Train: Trailer

https://www.youtube.com/watch?v=87NJhYiMKvY

 

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Intervista a Jim Sheridan di CinemaItaliano.info al regista sei volte candidato all’Oscar, autore di “Nel nome del padre” e “Il mio piede sinistro”.
Ospite di maggior prestigio al Sottodiciotto 2012, il regista irlandese Jim Sheridan ha incontrato stampa e pubblico per parlare di sé, del suo cinema e del suo futuro, ma anche di politica e delle preoccupazioni per l’economia mondiale.
Davanti a una abbondante tazza di caffé nero, Jim Sheridan ha ricordato i suoi primi approcci con il mondo delle immagini. “Ho sempre amato lavorare coi giovani, e sono molto felice di essere stato invitato qui al Sottodiciotto, c’è un festival simile a Belfast, Cinemagic, e sono molto onorato di questo omaggio”, ha detto esordendo.

 

Parla Jim Sheridan

“Mi ricordo di quando avevo 15-16 anni, di quando mio padre installò la tv e l’antenna in casa, cercando di evitare l’interferenza dell’unico grattacielo possibile in Irlanda, la chiesa. Da allora le cose sono cambiate molto: prima da noi era la tradizione orale a dominare, poi la mia generazione – la prima a crescere su entrambi i versanti, tra parola e immagine – è cresciuta e io e Neil Jordan ne siamo stati i primi rappresentanti al cinema”.
La tv si è sostituita presto al pulpito. “La gente a messa è drasticamente scesa in poco tempo, e l’Europa ha iniziato a subire l’influenza della televisione, i cui contenuti arrivano principalmente dagli Stati Uniti. Si è verificato un auto-consumo delle potenzialità dei nostri giovani, sempre più allineati – anche se inconsapevolmente – su quelli statunitensi”.
I suoi primi quattro film sono profondamente legati alla tradizione e alla storia d’Irlanda (“Il mio piede sinistro”, “Il campo”, “Nel nome del padre” e “The Boxer“). “La realtà è molto più complessa dei film, è come una radiografia, non si tratta solo di un’immagine ma di qualcosa di più complicato e profondo. Bisogna tenerne conto quando la si vuole raccontare, senza sminuirla ma rendendola semplice: si deve camminare su due versanti, quello emotivo e quello del racconto, e quando si racconta il proprio paese è molto difficile riuscire ad essere equilibrati, forse lo può fare meglio chi è straniero. Non è semplice raccontare qualcosa che ti appartiene”.
“I miei sono family movies, che vanno bene in Europa e – per gli Stati Uniti – solo nelle città come New York, Boston e Chicago, fondate da immigrati irlandesi e italiani, ebrei e neri, le stesse città in cui “arriva” anche il cinema indipendente statunitense. Dove ci sono i repubblicani, gli ambienti creati dai ricchi, un certo cinema non va: quello che faccio io è un viaggio spirituale, qualcosa di molto più profondo che raccontare una storia. La mia Irlanda è intrappolata in una rete di rabbia, furia e di appoggio all’IRA, un’atmosfera da cui ogni tanto bisogna anche staccarsi un po’. Quando ho fatto il film sapevo che avrei avuto molti problemi da parte inglese, cercando di rendere umani i miei personaggi, facendo un eroe del padre non violento”.
E come giudica quindi la sua esperienza negli Stati Uniti da “In America” in poi, anche alla luce dei problemi avuti con “Dream House”. “In generale lavorare negli USA è come lavorare in Irlanda, specie se lavori a film a basso (relativamente) budget. Il mio primo film là, “In America”, è stato con Fox, e non ho avuto alcun problema da parte di nessuno, è stata una bella esperienza. “Get rich or die tryin'” mi ha visto lavorare con 50 Cent e con la Paramount, e per fortuna avevano appena licenziato la persona che doveva interagire con me, ho potuto districarmi abbastanza liberamente. Per “Brothers” ho lavorato con Relativity, e in quel periodo c’era uno sciopero degli sceneggiatori per cui non era possibile avere interferenze nel lavoro!”.
Diverso il discorso per “Dream House”, da cui si è allontanato e che ha disconosciuto così come i due co-protagonisti, Daniel Craig e Rachel Weisz. “In quel caso ho assistito a momenti di follia collettiva, con richieste folli di “ripulire” i dialoghi a pochi giorni dalle riprese, senza curarsi minimamente della sostanza. Mi hanno cambiato lo sceneggiatore, ho dovuto lavorare senza alcun appoggio e a un certo punto ho preferito tornare a Dublino e girare con altri attori circa 45 minuti del film per mostrare ai produttori cosa volevo. Non l’hanno neanche guardato, è stato un po’ frustrante, ma non per questo – se capitasse – rifiuterei di lavorare ancora negli USA”.
Qualche considerazione sugli attori. “Daniel Day Lewis è un poeta, tecnicamente credo sia il più bravo di tutti i tempi. Insieme forse a Charles Laughton, con De Niro migliore per la sua potenza e Brando per la sua geniale animalità incontrollabile: Daniel è il più bravo di tutti a concentrarsi sul personaggio, ha bisogno di avere il controllo. Tra le attrici avrei voglia di lavorare con Saorsie Ronan”.
Nel prossimo futuro due progetti. “Uno più autobiografico, che racconta la storia della mia famiglia dopo la morte di mio fratello Frankie, quando aveva 10 anni. C’era questo orfano che si avvicinò a mia madre, ma io non lo accettavo e facevo di tutto per respingerlo: sarà un film sul crescere a Dublino. L’altro – sempre da girare in Irlanda – è sul processo di pace che l’IRA ha portato avanti dopo la morte di Bobby Sands”.
Autore dell’intervista Carlo Griseri.
 

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Quest’anno la XII edizione del Festival del Cinema Indipendente di Foggia, organizzato dalla Provincia, ha assegnato il Premio al miglior film alla pellicola irlandese Parked di Darragh Byrne. Il film ha vinto anche il premio alla migliore sceneggiatura, scritta da Ciaran Creagh. Soddisfatti del premio i produttori del film, Dominic Wright e Jacqueline Kerrin, che hanno scelto un collegamento virtuale attraverso Skype per salutare tutti il pubblico del Festival.
L’evento, che negli ultimi anni sta maturando un buon riconoscimento, si rivolge agli appassionati del cinema e vede sempre più protagonisti i giovani filmaker in cerca, con le loro ‘opere’, di competere nel mondo del cinema nazionale e internazionale. La giuria tecnica che ha scelto Parked è stata presieduta dal regista Gianmaria Tavarelli e composta dalla regista Giorgia Cecere, dalla responsabile casting Marita D’Elia, dallo scenografo Renato Lori e dal giovane regista foggiano Carlo Fenizi.
Oltre a Parked, gli altri premi sono andati al cast di Maternity Blues, opera seconda di Fabrizio Cattani, come miglior interprete, ritirato dall’attrice Marina Pennafina. Menzione speciale per il film ‘Ulidi Piccola mia’ di Mateo Zoni. ‘Doll, the Fatso & me’ di Felix Stienz, si è portato a casa il premio della critica. Assegnato anche il premio al miglior ‘Cortissimo’, la categoria in concorso dei mini-film della durata massima di cinque minuti. Il primo premio, a Il ritorno di Haircut di Nicolò Lombardi.
 

 

Trama del film: Parked

Fred Daly torna in Irlanda dopo una vita vissuta all’estero. Ma le circostanze lo costringono a vivere nella sua auto, in una condizione che gli fa perdere la speranza di una vita migliore fino a quando non incontra Cathal, un fumatore di droga di 21 anni e una signora gentile che gli cambiano la vita.
Director: Darragh Byrne
Cast: Colm Meaney (Bel Ami, Get Him to The Greek, Law Abiding Citizen, The Damned United), Colin Morgan (Merlin, Island), Milka Ahlroth (Twisted Roots, Kid Svensk, Onnen Varjot), Stuart Graham (The Whistleblower, Hunger), Michael McElhatton (Fifty Dead Men Walking, Intermission), David Wilmot (All Good Children, Intermission)
Writer: Ciaran Creagh
Producers: Dominic Wright & Jacqueline Kerrin (Ripple World Pictures), Aleksi Bardy (Helsinki Filmi)
 

Parked Official trailer

Il trailer ufficiale di Parked.

 

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Philomena

Philomena Lee è un film tratto dal libro di Martin Sixsmith: ‘A Mother, Her Son and a 50 Year Search’. Alla regia c’è Stephen Frears. Protagonisti tra gli altri, Judi Dench, nel ruolo della protagonista Philomena, e Steve Coogan, co-autore della sceneggiatura con Jeff Pope.
Philomena Lee racconta una donna irlandese costretta ad abbandonare suo figlio dopo averlo partorito in un convento. Cinquant’anni dopo, la donna, assieme al giornalista Martin Sixsmith, si mette alla ricerca del figlio perduto, che nel frattempo è stato dato in affido a una famiglia statunitense. La pellicola è stata presentata in anteprima il 31 agosto 2013 all’interno del concorso ufficiale della 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Premio Osella per la migliore sceneggiatura.
 

Philomena, la trama

Ambientato nell’Irlanda del 1952, l’adolescente Philomena scopre di rimanere incinta e per questo viene mandata in un convento per essere curata quale donna perduta. Il bambino nasce e la giovane se ne prende cura per ben tre anni, ma poi la Chiesa glielo porta via dandolo in adozione a una famiglia americana. Philomena nonostante ha firmato, sotto costrizione, un documento con il quale si impegna a non cercare più il suo piccolo, ad un certo punto non potrà più fare a meno lo seguirà per i prossimi 50 anni. Michael Hess, figlio perduto intanto, è cresciuto in una famiglia altolocata di Washington, con un padre adottivo avvocato, figura di spicco dell’amministrazione repubblicana. Ma il partito non ha una buona stima di Michael, perché omosessuale. Le cose tuttavia degenerano quando il ragazzo si ammala di Aids e Michael vicino alla morte, decide di tornare in Irlanda, nel convento dove era nato in cerca di sua madre per l’ultimo saluto.

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L’agenda nascosta

L’agenda nascosta è un film del 1990 diretto da Ken Loach. Premiata durante il 43º festival, la pellicola è ambientata a Belfast degli anni ’80.
L’avvocato Paul Sullivan e la fidanzata Ingrid Jessner, entrambi americani, stanno cercando di raccogliere testimonianze sulle presunte violazioni dei diritti civili compiute dalla polizia inglese nei confronti di cittadini sospettati di appartenere all’IRA, l’Irish republican army.
Ma quando Paul, viene in possesso di una testimonianza di abusi, rilasciata da un simpatizzante dell’Ira, viene ucciso dalla polizia inglese e giudicato nei rapporti ufficiali, come complice dell’IRA. E così toccherà a Ingrid fa luce sull’accaduto, grazie all’aiuto di un agente inglese, Paul Kerrigan. I due scopriranno il complotto e la cospirazione che coinvolge la CIA e la sua influenza sulle elezioni britanniche del 1987 per la riconferma di Margaret Thatcher, mettendo naturalmente a repentaglio la propri vita.
 

L’agenda nascosta trailer

Guarda il trailer de L’agenda nascosta.

 

Dettagli

GENERE: Drammatico
REGIA: Ken Loach
SCENEGGIATURA: Jim Allen
ATTORI: Bernard Bloch, Bernard Archard, Brian Cox, Brad Dourif, Frances McDormand, Ian McElhinney, Jim Norton, Mai Zetterling, Michelle Fairley, John Benfield, George Staines, Brian McCann, Des McAleer, Oliver Magure, Robert Patterson, Maurice Roëves.
FOTOGRAFIA: Clive Tickner
MONTAGGIO: Jonathan Morris
MUSICHE: Stewart Copeland
PRODUZIONE: INITIAL FILM AND TELEVISION – HEMDALE FILM CORPORATION
DISTRIBUZIONE: 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT
PAESE: Gran Bretagna 1990
DURATA: 108 Min
FORMATO: Colore

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L’ombra del diavolo

L’ombra del diavolo racconta la storia di un terrorista dell’IRA fugge dall’Irlanda e si rifugia a casa di un poliziotto di New York, in attesa di comprare una grossa partita di missili.
L’ombra del diavolo, titolo originale The Devil’s Own, è un film del 1997 diretto da Alan J. Pakula.
Genere Thriller, L’ombra del diavolo vede protagonisti Harrison Ford e Brad Pitt con un cast che comprende anche Margaret Colin, Rubén Blades, Treat Williams, George Hearn, Mitch Ryan, Natascha McElhone e Julia Stiles.

L’ombra del diavolo, trama

Frank McGuire è un giovane che milita all’interno dell’organizzazione paramilitare IRA (Irish Republican Army) e la stessa organizzazione lo invia a New York per acquistare delle armi da utilizzare per la lotta di liberazione dell’Irlanda. Una volta arrivato in America, sotto il nome di copertura Rory Devaney, viene ospitato da Tom O’Meara, un poliziotto di origini irlandesi che vive insieme alla moglie e alle sue tre figlie.
Tra i due nasce da subito un’intensa amicizia, per Tom infatti, Frank è il figlio maschio che non hai mai avuto e il legame è così forte che anche quando il poliziotto , scopre tutta la verità sul giovane connazionale  cominciano i guai per entrambi. Frank infatti deve acquistare le armi e per questo gli agenti segreti inglesi gli danno la caccia e vogliono ucciderlo. Tra i due amici, lo scontro è inevitabile, però Tom cerca comunque di salvare Frank dal braccio della morte.
 

L’ombra del diavolo, il film

https://www.youtube.com/watch?v=ewVH475Bczo
 

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Bloody Sunday

Bloody Sunday film è una delle pellicole più importanti che racconta la storia del conflitto nordirlandese. Il Bloody Sunday film è uscito in Italia il 3 maggio 2002, scritto e diretto da Paul Greengrass, è tratto dal libro Eyewitness Bloody Sunday di Don Mullan.
Un film di guerra, drammatico che racconta la domenica di sangue del 1972 di Derry, una città chiave nella lotta all’indipendenza in Irlanda del Nord.
Quando guarderete questa pellicola, sarete ‘catapultati’ a Derry, Irlanda del Nord, 30 gennaio 1972, dove Ivan Cooper, politico protestante e membro del Parlamento per il Partito Socialdemocratico e Laburista, promuove, insieme ad altri membri dell’Associazione dei diritti civili dell’Irlanda del Nord, una marcia di protesta che dovrebbe concludersi con un suo comizio sul tema dell’indipendenza.
La richiesta diretta di Cooper all’IRA è quella di non partecipare alla parata pacifica, chiedendo all’organizzazione paramilitare ripetute garanzie, pena l’annullamento della manifestazione. La marcia comunque riesce a partire, nonostante le forti pressioni da parte del governo inglese che si professa contrario e i dubbi su un eventuale partecipazione di attivisti armati.
Inizialmente tutto sembra proseguire per il meglio, nonostante in qualche isolato si accennano dei piccoli incidenti, la parata è molto animata, data la partecipazione massiccia e ogni accordo sembra trovare il giusto ‘tassello’, fino a quando la situazione sfugge di mano agli organizzatori e degenera poco dopo l’inizio del comizio, quando un reparto di paracadutisti britannici apre il fuoco sui dimostranti, uccidendone tredici e ferendone altri quattordici, uno dei quali morirà quattro mesi e mezzo più tardi a causa delle ferite riportate.
La conseguenza della domenica di sangue, come riporterà lo stesso Cooper durante una conferenza stampa e dopo la visita dei feriti in ospedale, sarà una massiccia adesione dei giovani all’IRA ed un proseguo di sangue nello scontro tra esercito britannico ed indipendentisti irlandesi.

Trailer Bloody Sunday film

Per saperne di più
– Tutte le notizie sul Bloody Sunday
Sunday Bloody Sunday degli U2
Ulster
Famiglie felici del rapporto Saville
– Bloody Sunday Trust